Oggi si celebra come anno il Giorno della Terra (Earth Day). Come ogni giornata commemorativa, lo scopo è di focalizzare l’attenzione, almeno per un giorno, su determinati temi. Purtroppo sembra che l’urgenza ambientale sia un po’ passata in secondo piano per gli eventi straordinari degli ultimi anni, dalla pandemia all’ultima guerra, questa volta arrivata alle nostre porte.

Vorrei solo ricordare che anche il nostro settore, la produzione del vino, sta cercando di fare la sua parte. Quali sono le conquiste e le strade ancora da percorrere per il vino?

Le problematiche sono ancora tante, ma la viticoltura italiana di oggi non è certo più quella di 30 o 10 anche solo 5 anni fa. Ormai un certo livello di sostenibilità è stato acquisito da tutto il comparto, anche per obbligo di legge. Sono usciti via via dall’uso i prodotti fitofarmaci più impattanti usati in passato. Ormai, c’è l’obbligo di uso di macchine distributrici anti-deriva, di un certo controllo nei trattamenti, … La parola sostenibilità è sulla bocca di tutti e tantissime aziende la applicano credendoci realmente, con gradi diversi di efficacia.  Molte usano i migliori approcci oggi disponibili, in una visione integrata e razionale che porta a non avere residui in vigna e nei vini.

Ho provato a fare un elenco (non esaustivo) delle problematiche più contingenti di oggi, almeno secondo me e la mia cerchia di conoscenti di addetti ai lavori:

  1. Più sostenibilità reale e meno slogan: tantissime aziende fanno un grande lavoro sulla sostenibilità ormai da decenni, eppure negli ultimi anni sembrano emergere nella comunicazione e sui media solo le storie più edulcorate e spesso inverosimili. Anche la politica e, ahimé, anche alcune università e centri di ricerca, sembrano aver dimenticato la razionalità nell’affrontare i problemi agricoli. Ci vorrebbero meno slogan e più sostanza. Si dovrebbero ribaltare i sistemi di certificazione attuali, più attenti alle “filosofie” e meno ai risultati reali e misurabili. Qualcosa si smuoverà in questo senso con la nuova certificazione sostenibile nazionale? Siamo fiduciosi. C’è tanto fumo, ma anche tanto arrosto!
  2. Sostenibilità delle cantine: le cantine consumano tante risorse: dall’energia per condizionare gli ambienti interni e le vasche dei vini, alla tanta acqua usata per i frequentissimi lavaggi e sanificazioni. Per fortuna ormai c’è una discreta sensibilità in questo ambito, più per il discorso energetico che per l’acqua. Tante cantine nuove sono fatte totalmente o parzialmente sotto terra, oppure ricorrono a fonti di energia alternativa, soprattutto solare. Sento invece parlare molto meno di riduzione dei consumi idrici o riciclo dell’acqua piovana. Diciamo che siamo sulla buona strada ma c’è ancora tanto da fare, soprattutto per tutti gli impianti vecchi e per chi ancora non considera la riduzione dei consumi una priorità.
  3. Uso dei combustibili fossili: purtroppo i trattori sono sempre più usati, soprattutto da certi sistemi che si spacciano per verdi ma che di fatto aumentano esponenzialmente il numero dei trattamenti (= ingressi in vigna). Qui si sta decisamente peggiorando. Uno dei cardini della viticoltura integrata è invece da sempre la riduzione dei trattamenti e degli ingressi in vigna.
  4. Varietà resistenti: se ne parla tanto ma di vini in giro se ne vedono ancora molto pochi. Non è solo una colpa. Siamo ancora agli albori di un processo di trasformazione che sarà per forza molto lungo e costoso. I tempi sono lunghi per le tecniche impiegate di incrocio tradizionale, per cui le varietà disponibili oggi sono ancora molto poche, adatte a certi climi e territori, meno in tanti altri. Inoltre, il mondo del vino ha impostato la sua comunicazione degli ultimi decenni essenzialmente sulle varietà, molto meno sui territori, rendendo difficile questa transizione. È un tema del futuro, che non deve farci dimenticare che già oggi si può e si deve lavorare in modo sostenibile.
  5. Acqua: con i cambi climatici in corso, la difficoltà principale della viticoltura del futuro sarà il corretto apporto di acqua alle vigne che, comunque, non ne hanno bisogno di molta. Diventa quindi imperativo decidere dove fare le vigne del futuro, cioè in quelle parti di territorio dove c’è abbastanza disponibilità idrica per la vite e senza quindi dover ricorrere per forza all’irrigazione. Il connubio vino-territorio diventa più importante che mai, per questo ma anche per tanti altri aspetti.
  6. Il trasporto del vino, un problema di difficile soluzione: il trasporto è uno dei tanti temi complicati per la sostenibilità. Basterà alleggerire le bottiglie? Qui i problemi sono molto più grandi e globali. Non mi sembra che sia un grande orientamento verso mezzi di trasporto delle merci più sostenibili. Mi sembra che questo resti il principale punto di domanda sul domani.

Per concludere, credo che tanto sia stato fatto finora, con un miglioramento progressivo delle tecniche di viticoltura integrata che hanno portato ad alti livelli di sostenibilità. Purtroppo, quando il tema della sostenibilità è stato inglobato dal marketing, ha fatto sì che deviasse anche verso rotte irrazionali. Nello stesso tempo però l’ha messo anche sotto i riflettori. Esistono entrambe le spinte, quella di facciata e quella più razionale, che speriamo prenda sempre più il sopravvento.