Per gli antichi romani il Genius Loci era lo Spirito del Luogo, una divinità minore che vegliava sul luogo ed i suoi abitanti. Lo raffiguravano spesso come un serpente, così come porre un serpente su un edificio significava consacrarlo al Genius Loci.

Per me è stato molto simbolico ed evocativo porre questo serpente sulla nostra cantina: l’ho idealmente consacrata allo Spirito del Luogo, che è alla base di tutto il nostro lavoro.

Vi riporto il testo che ho messo a descrizione dell’istallazione, realizzata con corten tagliato a lasar su un mio disegno ispirato ad un affresco di epoca romana:

“Nell’antica epoca romana, raffigurare un serpente su un edificio significava porlo sotto la protezione del Genius loci, lo Spirito del luogo.

C’erano numerosi Genii presso i Latini. Erano degli spiriti tutelari che vegliavano sulle persone, sulle collettività, sui luoghi … Il Genius loci vegliava sul luogo, oltre che sulle persone che lo abitavano. Era anche una sorta di sua personificazione. Era raffigurato come un serpente, animale che vive nella terra, considerato simbolo di fortuna.

Per avere la sua benevolenza, si doveva invocarlo, fargli offerte di profumi, fiori, frutti, focacce e vino. Soprattutto, bisognava rispettare il luogo. Il Genio allora sarebbe stato benevolo, si sarebbe palesato riempiendo il luogo della sua sacralità, proteggendolo dal male e dalla sfortuna.

Se invece le persone fossero state ostili al luogo, lo avessero devastato, avessero esaurito le sue risorse, allora il Genio si sarebbe negato. Avrebbe svuotato il luogo della sua presenza, causando sventura.

Nell’epoca antica più tarda, il Genius loci era rappresentato come una figura umana, circondata dalle piante e dagli animali tipici del posto. I Geni, in generale, erano spesso anche rappresentati come persone alate. Sono rimasti nel Cristianesimo, nelle figure degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni.

IN ARCHITETTURA

Negli anni ‘60-’70 del XX sec., il concetto di Genius Loci fu introdotto nel dibattito sul significato di “luogo” dagli architetti Aldo Rossi e Christian Norberg-Schulz. Genius loci iniziò così ad essere usato per definire la complessa molteplicità degli elementi che costituiscono l’identità profonda di un luogo. Comprende le sue caratteristiche intrinseche, fatte da elementi geografici e strutturali, sia naturali che artificiali, ma anche elementi immateriali e mutevoli, come le stratificazioni storiche e culturali, il “carattere” del luogo, i colori, le variazioni della luce, …

NEL VINO

Fra gli anni ‘70 e ’80, il prof. Attilio Scienza, prendendo spunto dal dibattito architettonico, introdusse l’uso della locuzione Genius Loci per definire il concetto complesso di territorio viticolo. In Francia era stato parimenti introdotto il termine terroir.

Il legame profondo fra vino e territorio è il cuore della cultura vitivinicola italiana, un retaggio di migliaia di anni, nato proprio in epoca romana. Serviva però un termine nuovo perché il territorio viticolo va ben oltre la definizione di territorio in senso stretto, con le sue caratteristiche geografiche, di suolo e clima. Comprende anche elementi immateriali e mutevoli, come la storia e le stratificazioni culturali, tutti quegli elementi che hanno nel tempo modellato il paesaggio viticolo, creato e trasformato le tradizioni di vigna e di cantina, oltre che le variazioni delle annate (sia come clima che come scelte di lavoro), ecc. Tutto questo si riassume in Genius Loci.